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domenica 12 ottobre 2025

Pillole di liturgia. L'AMITTO storia uso e significato.


Iniziamo con questo post una serie di piccoli cenni sulla liturgia romana. In molti conoscono l'uso di alcuni paramenti e accessori liturgici ma pochi conoscono la loro storia e perché alcuni di essi sono ancora largamente utilizzati nella liturgia tridentina. Alcuni paramenti sono stati conservati anche da riti protestanti altri invece sono stati abbandonati, raramente aboliti.

Questa serie di post non intende esaurire la materia, ma semplicemente dare degli elementi essenziali e muovere la curiosità, da cui partire per un approfondimento personale.

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L'AMITTO

Iniziamo con il primo dei paramenti sacri che il sacerdote indossa prima della S. Messa: L'amitto.

L'amitto fa parte di quelle che vengono definite le "sottovesti liturgiche" di cui fanno parte anche l'alba (o più comunemente chiamato camice), il cingolo, il rocchetto e la cotta. Nell'uso romano odierno i ministri sacri lo indossano sulle spalle e intorno al collo prima di indossare l'alba, ha lo scopo di coprire l'abito sacerdotale quotidiano.



A differenza di ciò che molti storici di liturgia credono, non deriva dal velo con cui i romani e i greci si coprivano il capo durante i sacrifici; né dal cosiddetto pallium o focale, che essi talvolta usavano per proteggere la parte del collo lasciata scoperta dalla tunica, ma piuttosto da un panno di forma oblunga che, scendendo dall'alto della nuca sulle spalle, e passando in due parti sotto le ascelle a modo di corsetto, aveva lo scopo di serrare più strettamente le vesti alla vita e rendere più facili i movimenti delle braccia. Venne anche adottato da S. Benedetto per i suoi monaci.

L'uso dell'amitto fu in origine esclusivamente romano, poi si diffuse in Gallia al tempo dei carolingi e di seguito, a tutti i chierici.

Anticamente veniva utilizzato sopra l'alba, successivamente si iniziò ad indossarlo sotto come è in uso ancora oggi. L'usanza di indossarlo sopra l'alba era un privilegio del Sommo Pontefice e dei preti assistenti al trono del vescovo nelle funzioni pontificali.

Dopo il X secolo presso i Francescani, i Domenicani e alcune famiglie benedettine, si diffuse l'usanza di avvolgerlo intorno al capo in sacrestia, per poi farlo scendere sulla casula o sulla dalmatica una volta arrivati all'altare. questa pratica ha dato origine la simbolismo dell'amitto come "elmo" della salute, contenuto tutt'oggi nella preghiera prevista dal messale nel momento in cui si indossa.


Dopo il XII secolo si diffuse l'uso derivante dalla maniera sopra indicata di ornare l'orlo superiore con una ricca bordatura di ricami d'oro o con galloni di stoffa in modo che quando veniva calato e ripegato sulla casula si venisse a formare un elegante collare. Quest'uso venne progressivamente abbandonato dopo la riforma Piana del XVI secolo che abolì l'usanza di metterlo sul capo.

Una derivazione dell'amitto è il fanone (dal latino fano: panno), indossato dal papa sopra la pianeta per le solenni funzioni pontificali. Trattasi di un drappo di seta rotondo dalla forma simile ad una mozzetta, con un foro per far passare la testa, è solcato da delle strisce perpendicolari di color rosso-oro. Copre le spalle e scende fino a metà del petto e del dorso. Gli ultimi ad utilizzarlo, seppur in rarissime occasioni furono Giovanni Paolo II e Benedetto XVI.


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Fonte: Mario Righetti, STORIA LITURGICA. vol. 1 pagg. 590-592.




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