martedì 18 febbraio 2025

Riduzione allo stato laicale: l'eliminazione "fisica" dei nemici di papa Francesco

Qualche giorno fa sul blog di Aldo Maria Valli (QUI) è apparsa una testimonianza di un sacerdote che è stato ridotto allo stato laicale per "disobbedienza" il sacerdote in questione è don Alejandro Rodolfo Gwerder della diocesi di Mercedes-Lujàn in Argentina.

La scure di papa Francesco continua a mietere le sue vittime, e questo non è altro che uno degli ultimi esempi di come Francesco attraverso i suoi sicari vada in giro alla ricerca di dissidenti, e purtroppo questo caso non è destinato ad essere l'ultimo.

Oggi sembra molto di moda che la dissidenza nei confronti di papa Francesco abbia come risposta l'eliminazione fisica del contestatore. In tempi lontani chi si discostava della dottrina cattolica rischiava il rogo, oggi ci siamo modernizzati e siamo diventati più "caritatevoli" e "misericordiosi", se ci si mette contro l'autorità essa risponde con una apparente meno dolorosa e meno appariscente riduzione allo stato laicale. La differenza però non risiede nel metodo usato dal legislatore, ma nel contenuto di ciò che viene condannato. Se prima si condannava l'eresia e colui che la diffondeva, oggi si condanna la dissidenza in quanto tale.

Non sappiamo al momento quali siano le specifiche motivazioni che hanno portato la diocesi Argentina ad emettere una così grave sanzione, sul decreto si parla genericamente di delitti contro l'obbedienza, la comunione ecclesiale e gli obblighi sacerdotali, ma una cosa è certa; per la Chiesa di oggi comminare una tale pena è diventato come lasciare una multa per divieto di sosta. Faccio notare infatti che la riduzione allo stato laicale era una pena gravissima comminata esclusivamente per reati gravissimi, e che quasi mai Roma ricorreva a tale decisione. Per fare un esempio mons. Lefebvre dopo le consacrazioni episcopali del 1988 senza mandato pontificio venne scomunicato, ma non venne mai ridotto allo stato laicale. Recentemente mons. Viganò che come tutti sappiamo è stato uno dei più duri avversari di papa Francesco, è stato scomunicato ma non ridotto allo stato laicale. Quali sarebbero quindi questi reati così gravi di questo sacerdote al punto da meritargli una pena così grave ed infamante come la riduzione allo stato laicale?

Dal blog di Valli si evince che questo sacerdote sia molto stimato e apprezzato, e nello stesso tempo sia profondamente legato alla tradizione della Chiesa, forse è proprio questo il problema? Probabile, soprattutto se leggiamo quello che lui stesso scrive:

Non voglio – non ho mai voluto – né posso insegnare esplicitamente nulla di diverso da ciò che la Chiesa ha sempre insegnato. Né voglio insinuare ai fedeli, neanche implicitamente, il dubbio che ciò che oggi si propone come nuova corrente ecclesiale sia qualcosa di buono o di vero. Non lo è. Personalmente ho sempre desiderato e continuo a desiderare (per grazia di Dio) di non smettere di pensare, pregare e agire nella Chiesa e secondo la Chiesa, né voglio allontanarmi, nella dottrina e nella pratica, dalla Fede custodita e trasmessa dalla Chiesa. Sono pienamente certo che solo la verità assicura l’unione con il Capo invisibile della Chiesa, che è Cristo. Inoltre, è importante ricordare che la carità si basa su una fede sincera e sana. E che l’unità della fede è il vincolo principale che unisce i discepoli di Cristo. Non si può pretendere l’unità di comunione e/o di governo ignorando l’unità della fede. Il Magistero istituito da Gesù Cristo è un magistero vivo e anche un magistero perpetuo che non può contraddire sé stesso senza contraddire ciò che la Chiesa ha ricevuto dagli Apostoli di Cristo e da Cristo di Dio.

Sembra un film già visto, se difendi la Tradizione della Chiesa o celebri la Messa Tridentina o più genericamente se contesti l'eccessivo progressismo di papa Francesco fai una brutta fine. Purtroppo l'elenco di personalità epurate dal "misericordismo" di papa Francesco continua ad allungarsi, ricordo che fra gli ultimi clamorosi casi di epurazione c'è quello di mons. Strickland, (QUI) rimosso dalla diocesi di Tyler e noto per aver più volte contestato l'operato di papa Francesco e per essersi opposto all'applicazione delle restrizioni verso la Messa Tridentina nella sua diocesi.

I dettagli di questa vicenda legata a questo sacerdote come già detto non sono noti, ma ciò non ci impedisce di fare delle considerazioni e soprattutto prendere atto che chi solleva un problema è esso stesso un problema, al di la del fatto che il problema sollevato sia reale o meno. Di fatto ci risulta che chi pone domande di chiarimento a Roma (vedi ad esempio il caso dei dubia cardinalizi) è destinato a rimanere senza risposta, o meglio, una risposta monca o peggio una sanzione, perché per Roma porsi domande e porre questioni equivale a sovvertire l'ordine, quell'ordine che prevede obbedienza cieca, o come direbbe S. Tommaso D'Aquino, un'obbedienza disordinata che obbedisce anche a ciò che è illecito solo perché questa obbedienza è imposta dal superiore.[1]

Fermo restando che le motivazioni potrebbero anche giustificare una restrizione canonica, alla luce del modus operandi "tradizionale" della Chiesa del passato, ritengo del tutto smisurato e pericoloso il ricorso alla riduzione allo stato laicale. Chi di voi non si indignerebbe se un automobilista fosse sanzionato con l'ergastolo per aver parcheggiato in doppia fila? Ovvio che la pena non è equilibrata al reato! Quando dico che ritengo pericoloso questo atteggiamento mi riferisco in particolare al fatto che si insinua il pensiero secondo cui basti la firma di un documento per far cessare gli effetti del sacramento dell'ordine! Questo è molto pericoloso, perché tradisce una visione più umana che divina dell'ordine sacro da parte del papa e dei suoi collaboratori. Per loro il sacerdozio è come l'incarico di "ministro di governo", se non mi piace il tuo modo di lavorare ti tolgo l'incarico. 

Il punto cruciale a mio parere è che il papa e l'ex Sant'Uffizio hanno paura che questi sacerdoti si organizzino, si associno, o più genericamente non considerino valide le loro imposizioni e continuino il loro ministero invocando lo stato di necessità così come fa la Fraternità S. Pio X. Roma ha paura che emergano le sue contraddizioni, o che più banalmente si senta minata la sua autorevolezza. A Roma hanno molta paura che qualcuno inizi a rompere troppo le scatole, ecco perché è più conveniente ricorrere a tali smisurate sanzioni, non potendo ricorrere al rogo ormai passato di moda o alla ghigliottina di gallica memoria, ricorrono alla riduzione allo stato laicale, che dal punto di vista giuridico e all'occhio dei più profani è meno sanguinolenta ma altrettanto efficacissima, se non altro per le ripercussioni che ha anche dal punto di vista civile [2].

Sembra di assistere alla morte del leone che nonostante il suo ferimento mortale continua a ruggire per far vedere che è lui il più forte.

Mi dispiace molto per la sorte di questo sacerdote, ma ormai è chiaro che al governo della Chiesa non c'è un pastore secondo il Cuore di Cristo, ma un tiranno che agisce per disperdere il gregge, e radunare attorno a se solo iene assetate di potere e di egocentrismo, pronte a vendersi e sacrificarsi per il "capo" e per la sua totale adorazione, si nutrono del suo orgoglio e sono pronte a tutto a discapito della verità evangelica che ben conoscono e che coscientemente mettono da parte, ne riconoscono i principi di base, ma preferiscono il loro interesse umano a discapito degli interessi di Dio.

Vorrei tanto che al termine di questa "fiction a puntate" trovassi la scritta "The End" ma purtroppo sembra, e ne sono più che certo, che dobbiamo ancora una volta aspettarci l'amara scritta "To Be Continued..."


don Bastiano Del Grillo


_______________________________

note:

[1] Cfr. Summa Teologiae IIª-IIae q. 104 a. 5 ad 3

[2] Per lo stato italiano, in virtù dei patti lateranensi e del successivo concordato, un laico e di conseguenza anche un sacerdote ridotto allo stato laicale, se esercita il ministero sacerdotale senza averne le facoltà è perseguibile dalla legge civile.