Dal 2020 con l'esplosione della pandemia, molti fedeli si sono indignati e scandalizzati a causa del fatto che la totalità dei vescovi italiani abbiano obbligato i fedeli a ricevere la Santa Comunione esclusivamente in mano e non più in bocca. In alcune diocesi italiane, come ad esempio la diocesi di Chieti, la "premurosa prudenza" pastoralsanitaria di mons. Bruno Forte continua ancora oggi dopo ormai diverso tempo da cui la Cei ha chiaramente detto di poter dare la possibilità di scelta ai fedeli di come ricevere la Comunione.
Questo fatto ha mosso molti fedeli a ricercare in maniera oserei dire quasi ossessionata, un qualsiasi sacerdote che distribuisse la comunione anche in bocca, e molti sono approdati provvidenzialmente alla Messa tradizionale, scoprendo un mondo pressoché sconosciuto, ma nello stesso tempo affascinante ed edificante. Il numero di fedeli che hanno iniziato a seguire la Messa tradizionale è letteralmente esploso, e di conseguenza anche tutto l'apostolato che ne gravita attorno.
Una grandissima parte di fedeli ha iniziato a porsi delle domande sulla reale intenzione dei vescovi e dei sacerdoti che si prestavano ad una pratica che la Chiesa da sempre ha definito sacrilega, ipotizzando che molti di essi non credessero nella presenza reale o più semplicemente erano schiavi di una paura spropositata nei confronti del Covid.
Il fatto che molti abbiano scoperto la liturgia tradizionale, con tutto il suo bagaglio teologico, liturgico e spirituale, ha permesso a tanti fedeli di "aprire gli occhi" su una situazione di crisi che prima non potevano nemmeno potevano immaginare. Hanno compreso che quel gesto che ai loro occhi appariva sacrilego (e di fatti lo è) non è altro che uno dei tanti frutti (marci) della riforma conciliare. Pur non pronunciandosi mai contro la presenza reale di Nostro Signore nell'Eucaristia, gesti e parole di molti uomini di Chiesa hanno lasciato intendere che questa certezza si è spaventosamente affievolita. Inoltre molti si sono accorti che la riforma conciliare non si è limitata a tradurre i testi della Messa, ma ha operato una vera e propria stravolgimento del rito. Questo fatto ha interrogato più di un fedele sulle reali intenzioni della riforma liturgica e in generale del concilio.
Altri eventi hanno fatto riflettere molti cattolici, come ad esempio tutte le restrizioni, a volte incomprensibili se non anche illogiche, per contenere la diffusione del virus, e fra tante spicca la presa di posizione favorevole nei confronti di un vaccino mai sufficientemente testato e su la cui efficacia molti hanno avuto dei legittimi dubbi. La Chiesa e in particolar modo il Papa hanno dato un assenso incondizionato a questi vaccini al punto che tanti si sono domandati se non ci fossero interessi dietro di altro tipo. Ovviamente non ci interessa ora approfondire quest'ultimo aspetto, ma è interessante notare come la scienza sia diventata, anche per molti uomini di Chiesa, una sorta di "quarta persona della Santissima Trinità", una specie di "nuova dea" davanti la quale dobbiamo assoluta fiducia e speranza e alla quale dobbiamo anche offrirci in sacrificio. Non dimentichiamoci anche che in tantissimi non hanno mai digerito la questione dell'uso delle linee cellulari provenienti da feti abortiti, oltre al fatto che questi vaccini hanno fin da subito dimostrato non solo la loro inefficacia (chi si è vaccinato ha comunque contratto il virus e non era meno contagioso di chi invece non si era vaccinato), e non dimentichiamo i numerosi effetti avversi che in tantissimi hanno riscontrato fin da subito, per non parlare poi delle discriminazioni vergognose messe in atto dalla politica e dalla società fra vaccinati e non, come se i primi fossero cittadini di "serie A" e i secondi dei feroci criminali. Come se non bastasse anche la Chiesa attraverso i suoi pastori ha prestato il fianco a questa farsa senza logica con la pretesa di far passare la vaccinazione come un atto di amore verso il prossimo.
In questo scenario molti fedeli, hanno trovato nella predicazione dei sacerdoti "tradizionalisti" una luce diversa, una voce fuori dal coro che non era semplicemente quello che volevano sentirsi dire, ma si fondava sull'insegnamento perenne della Chiesa, sul suo magistero, sulla morale tradizionale di stampo tomista, insomma su una base solida, ragionevole e autentica, capace di entrare nell'intelligenza delle persone. Si può dire che in questa predicazione si toccava con mano una logicità intellettuale che era quello che in molti cercavano.
Tuttavia, man mano che la pandemia lasciava il posto alla "normalità" e in molte parrocchie e chiese si è tornati a distribuire la Comunione anche in bocca, in tanti hanno abbandonato la Messa tradizionale per tornare alla messa conciliare, pensando erroneamente che anche se la Messa tridentina ha un valore molto più alto, in fondo anche la nuova Messa può comunque andar bene.
Ebbene, anche chi è tornato alla "nuova Messa" non può che constatare che il problema della Messa conciliare non è solo la Comunione in mano. E' evidente a chiunque abbia avuto modo di assistere alla Messa tridentina, che le due forme celebrative sono profondamente diverse, non tanto per la struttura che si potrebbe definire simile, ma piuttosto per la mentalità liturgica e spirituale di fronte alla quale pone i fedeli. La Messa tradizionale infatti non si presta ad abusi così come la Messa conciliare, se un sacerdote celebra malamente la Messa tradizionale, o la celebra con lo spirito conciliare, prima o poi lo si nota, e di certo la cosa non passa inosservata.
I problemi quindi non si esauriscono davanti al ministro che da la Comunione in bocca o sulle mani, ma coinvolgono l'intero rito e la mentalità distorta che c'è dietro. Innanzitutto la nuova Messa, così come sottolinearono i cardinali Ottaviani e Bacci dopo il concilio (vedi qui), non esprime in maniera integrale i misteri della fede cattolica, a titolo di esempio basti pensare che la maggior parte dei fedeli che assiste regolarmente alla nuova Messa non è cosciente che la Messa sia un vero sacrificio. E' evidente che la posizione dell'altare e di conseguenza del sacerdote non aiutano a comprendere che l'altare stesso sia un "Ara" nel senso classico del termine, ma piuttosto una tavola sulla quale si svolge una cena rituale di chiaro richiamo protestante. Se poi aggiungiamo il tenore dei canti più vicini allo "stile Pop" che alla sacralità del Gregoriano, appare chiaro che la nuova Messa non trasporta in quella dimensione "verticale" che è presente nella Messa tradizionale. Se poi a tutto questo aggiungiamo altri abusi molto frequenti come balletti spacciati per danze sacre che di sacro non hanno assolutamente nulla, offertori nei quali vengono portati all'altare oggetti che nulla hanno a che fare con il Sacrificio Eucaristico, come ad esempio palloni da calcio o abiti e oggetti di uso comune, è evidente che non si può salvare la Messa solo perché il prete da la comunione in bocca. Sarebbe come andare dal macellaio per comprare un etto di prosciutto e sentirsi costretti prendersi tutto il maiale.
Nel Vangelo troviamo una parabola che ci deve far riflettere, al capitolo 13 di Matteo leggiamo queste parole:
"Il regno de' cieli è simile a un tesoro nascosto nel campo; l'uomo che l'ha trovato, lo nasconde di nuovo e, tutto contento va, vende quanto ha e compra quel campo. Il regno de' cieli è ancora simile a un mercante che va in cerca di belle perle; e, trovata una margarita di gran pregio, va, vende quanto ha e la compra". (Mt.13,44-46)
Noi come il mercante andiamo in cerca di perle preziose, ma inspiegabilmente quando troviamo una perla di grande valore, invece di vendere tutto e comprarla preferiamo tenerci le comodità del momento presente accontentandoci di una "perla artificiale" che quanto a bellezza e autenticità lasciano molto a desiderare. Sembra ovvio che questo atteggiamento riflette una pigrizia spirituale da un lato e probabilmente una presa di coscienza solo parziale del problema di fondo che evidentemente dobbiamo ancora pienamente metabolizzare. Appare necessario quindi fermarsi a riflettere e comprendere le grazie che il Signore mette davanti al nostro cammino, queste grazie sono un po' come quei denari che il padrone affida ai suoi servi affinché questi ultimi li investano e li facciano fruttificare (Cfr. Mt. 25,14-30).
Resta inteso che qui non si vogliono stigmatizzare coloro che per difficoltà oggettive non riescono ad assistere alla Messa tradizionale, è evidente che spesso non è possibile raggiungere una Messa in tempi ragionevoli senza essere costretti a dover percorrere molti chilometri, ma bisogna comunque entrare nell'ottica che non è pensabile continuare ad assistere alla Messa quotidiana solo per fare la comunione. Meglio farsi qualche chilometro in più la Domenica (nella quale abbiamo l'obbligo del precetto) piuttosto che accontentarsi di ciò che trovo sotto casa nel resto della settimana. Ricordiamoci che se è lodevole e fruttuosissimo assistere alla Messa quotidiana, di certo possiamo farlo anche attraverso la tecnologia che ci permette di assistere online, e magari la domenica fare un sacrificio per raggiungere (nei limiti del possibile) la vera Messa, confessarci e ricevere la Comunione sacramentale. In un certo senso questo modo di fare ci permette di apprezzare ancora meglio il precetto domenicale, tirandoci fuori dal pericolo dell'abitudinarietà e proiettandoci verso una santificazione della domenica più consapevole e di certo anche più fruttuosa.
Concludendo questa nostra riflessione sembra ovvio dire che i problemi legati alla crisi della Chiesa di oggi non possono essere ridotti alla "comunione sulla mano", probabilmente è uno degli aspetti più visibili di una situazione molto più ampia e grave che deve essere presa in considerazione in tutta la sua ampiezza. Chiaramente tutto questo comporta un cambio di atteggiamento, e lasciatemelo dire, un cambio di abitudini che ci permetta di entrare un una visione più ampia dei problemi odierni e ci aiuti a prendere le risoluzioni più opportune scartando quelle più comode. Queste scelte però non cadono nel silenzio, vengono notate da Dio, che nella sua misericordia provvidente ricompensa i nostri sforzi.
Il mio pensiero va a tutte quelle famiglie che hanno deciso di cambiare addirittura luogo di residenza e mestiere pur di abitare vicino ad una cappella o una chiesa dove ci sia regolarmente la Messa tradizionale. Una scelta davvero coraggiosa, ma che fa emergere una consapevolezza di queste persone: le scelte in cui Dio è al centro vengono ampiamente ricompensate già qui su questa terra, credo che sia essenziale prendere coscienza di questo aspetto, perché altrimenti rischiamo solo di piangerci addosso e aspettare che i problemi si risolvano da soli.
don Bastiano del Grillo
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