Documenti della Chiesa

venerdì 10 ottobre 2025

IL SANTO ROSARIO - storia di devozione, fede e teologia



Tutti sappiamo come il rosario sia la preghiera di meditazione e contemplazione più semplice ed efficace, molti però ignorano la sua origine e la sua storia. Il Rosario è una preghiera che ha attraversato secoli di persecuzioni, eresie, di martirio, di devozione e di fiumi di grazie spirituali che hanno fecondato le anime di santi e beati di tutte le epoche.

Sembra quindi necessario approfondire la sua storia e le vicende che hanno accompagnato la Chiesa in un percorso tortuoso di grazie spirituali, non solo per esserne a conoscenza, ma anche per essere consapevoli della grandissima efficacia di questa pia pratica e poterla vivere nello spirito di un autentica crescita spirituale.


La Preghiera dell’”Ave Maria”

Prima di addentrarsi nella riflessione sul S. Rosario è necessario fare un cenno su come si è formata la preghiera dell’Ave Maria, spesso infatti rischiamo di pensare che l’Ave Maria sia sempre esistita nella forma che noi tutti conosciamo. Non entriamo dettagliatamente nella storia di questa preghiera, ma è utile per comprendere l’origine del rosario.

Papyrus Rylands 470,
il più antico papiro contente la preghiera a Maria
"Sub tuum praesidium".


Questa preghiera come tutti sappiamo ha le sue origini nel vangelo di Luca al capitolo 1 vers. 38, come saluto dell’angelo Gabriele a Maria inviato da Dio ad annunciare alla Vergine di Nazaret che diverrà la Madre di Dio. Ma secondo alcuni studiosi questo saluto inizierà ad essere utilizzato in un periodo piuttosto tardo, infatti nel IV sec. la preghiera mariana più diffusa era il “Sub tuum præsidium”. S. Domenico agli inizi del 1200 già conosceva questa preghiera, ma solo nella prima parte, in quanto la seconda parte fu introdotta dai certosini intorno al 1350. Infatti la più antica attestazione dell’Ave Maria così come la conosciamo oggi la si trova in un libro di preghiere del francescano Antonio da Stroncone (1381-1461).

 

Origini del Rosario

Il Rosario nasce trae le sue origini intorno al 850 d.C. come forma di preghiera per i monaci conversi (monaci che emettevano la professione dei voti ma che non erano sacerdoti) che spesso avevano grandi difficoltà ad imparare i 150 salmi a memoria. Molti di loro infatti erano privi di istruzione o addirittura non sapevano leggere. Sembra che un monaco irlandese suggerì di sostituire la recita dei 150 salmi con la recita di 150 Padre Nostro. Questa forma di preghiera si diffuse anche al di fuori dei monasteri fra il popolo, sostituendo spesso ai 150 Padre Nostro il saluto angelico a Maria che, come accennato sopra, costituiva al tempo la prima parte dell’Ave Maria. Per contare le preghiere si utilizzavano diversi metodi, fra cui 150 sassolini o più frequentemente cordicelle con 50 o 150 nodi, uso questo che risalirebbe addirittura a S. Antonio Abate e S. Pacomio.

I monaci cistercensi nel XIII sec. iniziarono a chiamare questa nuova forma di preghiera “Rosario” ispirandosi alla rosa quale simbolo mariano per eccellenza, e attribuendo ad ogni “Ave Maria” la simbologia di una rosa donata alla Vergine.

La Visione di S. Domenico

Il domenicano bretone Alano della Rupe (Plouër-sur-Rance, 1428 - Zwolle, 8 settembre 1475) narra che san Domenico fu catturato, con il suo compagno Bernardo, sulle coste della Spagna. Per tre mesi, così vuole il racconto, fu sottomesso ai suoi rapitori: durante questo periodo fu posto al remo di una nave. Avvenne una tempesta che mise in pericolo l’intero equipaggio. La nave era vicina ormai al naufragio.

San Domenico aveva esortato, invano, i suoi carcerieri a far penitenza e ad invocare il nome di Gesù e Maria per ottenere la salvezza. E così, per l’ostinazione e il disprezzo verso le esortazioni del santo, la tempesta si fece ancor più minacciosa. Il pericolo che la nave affondasse si fece sempre più imminente. Eppure, le preghiere di san Domenico furono accolte in Cielo: in questo contesto si inserisce la famosa visione della Vergine Maria che parla direttamente al santo fondatore dell’Ordine domenicano. L’equipaggio della nave fu salvo.



Nella visione La Vergine Maria diede una corona del Rosario a S. Domenico e chiese di recitare ogni giorno 150 Ave Maria e 15 Pater Noster, promettendo che tale pratica sarebbe stata la più efficace contro le eresie.

Da questo momento in poi il Rosario inizia ad essere una preghiera molto popolare, favorito soprattutto dal nuovo “Ordine dei Predicatori” fondato dallo stesso S. Domenico.

Sempre nel XIII sec. si iniziarono a sviluppare i “Misteri”, molti teologi infatti ritenevano che i 150 salmi contenessero in maniera velata le profezie sulla vita di Gesù. Questo sviluppo avvenne in maniera molto graduale, tappa fondamentale di questo percorso fu l’inserimento dopo il nome di Gesù di alcune clausole riguardanti la vita di Gesù stesso. L’intento era quello di contemplare Gesù attraverso la preghiera a Maria e di meditare meglio sulla vita di Nostro Signore. Questa pratica oggi è poco diffusa e la si può trovare ancora al santuario di Pompei.

Verso la metà del XIV secolo, Enrico Kalkar, un monaco della certosa di Colonia, introdusse, prima di ogni decina alla Madonna, il Padre Nostro.

All’inizio del XV secolo, fu Domenico Hélion di Trèves, detto il Prussiano, a sviluppare un Rosario in cui il nome di Gesù compariva in 50 “clausole” che ne ripercorrevano la vita. Sempre grazie a Domenico il Prussiano arriviamo (intorno al 1435-1445) alla struttura che meglio si avvicina a quella che conosciamo oggi: le 150 clausole vengono divise in tre sezioni corrispondenti ai Vangeli dell’infanzia di Gesù, della vita pubblica, e della Passione-Risurrezione.

Nel 1470, troviamo un’ulteriore trasformazione: il già citato domenicano Alano della Rupe (Alain de la Roche, in francese) crea la prima “Confraternita del Rosario” facendo diffondere rapidamente questa forma di preghiera: riduce a 15 i Misteri, e li suddivide in gaudiosi, dolorosi, e gloriosi. Sarà poi papa Giovanni Paolo II a introdurre i misteri luminosi sulla vita pubblica di Gesù.


Il Magistero della Chiesa e la battaglia di Lepanto

Il primo documento ufficiale della Chiesa cattolica risale al secolo XV, con papa Sisto IV, che nella bolla "Ea quæ ex fidelium" del 12 maggio 1479, afferma che la pratica del Rosario era anticamente diffusa nelle diverse parti del mondo e, caduta in disuso, era stata di recente ripristinata, invitando i cattolici alla recita quotidiana del salterio mariano con le 150 salutationes, tante quante i salmi davidici, precedendone ogni decina da un pater ed assegnando a tale pratica varie indulgenze. Dal 1478 ad oggi si contano oltre 200 documenti pontifici sul Rosario.

La struttura medievale del Rosario fu abbandonata gradualmente con il Rinascimento, e la forma definitiva del Rosario si ha nel 1521 ad opera del domenicano Alberto di Castello.

San Pio V, domenicano, fu il primo «Papa del Rosario». Il 17 settembre 1569 emanò la bolla "Consueverunt Romani Pontifices" con la quale venivano stabilite le precise modalità per la recita del rosario.



Nel 1571, anno della battaglia di Lepanto, papa Pio V chiese alla cristianità di pregare con il rosario per chiedere la liberazione dalla minaccia turco-ottomana. La vittoria della flotta cristiana, avvenuta il 7 ottobre, venne attribuita all'intercessione della Vergine Maria, invocata con il Rosario. In seguito a ciò il papa introdusse nel calendario liturgico per quello stesso giorno la festa della Madonna della Vittoria, che poi il suo successore, papa Gregorio XIII, trasformò in festa della Madonna del Rosario. La festa da allora si celebra il 7 ottobre di ogni anno.

Leone XIII, con le sue 12 Encicliche sul Rosario, fu il secondo «Papa del Rosario».

I domenicani promossero anche la Confraternita del Rosario Perpetuo (chiamata anche Ora di Guardia, fondata nel 1630 dal padre Timoteo de' Ricci, si impegnava ad occupare tutte le ore del giorno e della notte, di tutti i giorni dell'anno, con la recita del Rosario).

Papa Giovanni Paolo II, con la lettera apostolica Rosarium Virginis Mariae del 16 ottobre 2002, introduce facoltativamente i misteri luminosi incentrati sulla vita pubblica di Gesù. Tuttavia quest’aggiunta da parte di Giovanni Paolo II va a contrastare con la tradizionale corrispondenza delle 150 Ave Maria con i 150 salmi.

 

Il Rosario e i Santi

Molti Santi hanno contribuito alla diffusione di questa preghiera fra cui ci sono san Luigi Maria Grignion de Montfort con il suo libro Il segreto ammirabile del Santo Rosario, e il beato Bartolo Longo (fondatore del Santuario e delle opere di carità di Pompei) considerato l'"Apostolo del Santo Rosario". Un altro impulso si ebbe nei secoli XIX e XX con le apparizioni di Maria a Lourdes e a Fatima. La veggente di Fatima, Lucia, ha affermato che «da quando la Vergine SS. ha dato grande efficacia al S. Rosario, non c'è problema né materiale, né spirituale, nazionale o internazionale, che non si possa risolvere con il S. Rosario e con i nostri sacrifici». E ancora: «Lo scadimento del mondo è senza dubbio frutto della decadenza dello spirito di preghiera. È stato in previsione di questo disorientamento che la Madonna ha raccomandato con tanta insistenza la recita del Rosario».

Bartolo Longo, Apostolo del Rosario insieme ai "suoi" orfanelli


La Preghiera orientale dell’”Esicasmo”

Mi sembra interessante buttare un'occhio anche al mondo orientale in cui ritroviamo una forma di preghiera che potremmo definire “cugina” del S. Rosario; è la preghiera dell’Esicasmo o Esichia (dal greco ἡσυχασμός hesychasmos, da ἡσυχία hesychia, "calma", "pace", "tranquillità", "assenza di preoccupazione"), è conosciuta anche come “preghiera di Gesù” o “preghiera del cuore”. Consiste essenzialmente nella ripetizione continua di una giaculatoria in modo tale che le parole si sincronizzino con il battito cardiaco. La giaculatoria è la seguente: “Gesù Figlio di Dio, abbi pietà di me peccatore”. Le sue origini si fanno risalire al IVsec. Grazie a Evagrio Pontico che la diffuse insieme a numerosi altri monaci orientali.



Come per il Rosario anche questa preghiera viene recitata aiutandosi da una cordicella annodata chiamata “Komboskini” o “Chotki”.

 

Il Rosario e i benefici “salutistici”

Abbassamento del ritmo della respirazione, riduzione della pressione arteriosa, meno radicali liberi nel sangue, muscolo cardiaco più in salute, meno tendenza alla depressione.

Questi non sono gli effetti di un farmaco, ma ciò che gli scienziati hanno riscontrato in coloro che recitano abitualmente e frequentemente il S. Rosario.

È evidente che il nostro intento non è di fare un’analisi sugli effetti che il rosario ha sulla psiche o sul nostro fisico, ma sembra comunque importante dare un’occhiata anche su ciò che la scienza dice su questo argomento, dal momento che se ne è occupata e ha tratto delle conclusioni.

Diversi studi scientifici hanno dimostrato che il Rosario non porta solo benefici spirituali (cosa che per noi credenti non ha bisogno di dimostrazione), ma anche dei notevoli benefici sulla salute mentale e al sistema cardio circolatorio.  Il lavoro di ricerca internazionale, condotto da scienziati di varie università europee, documenta come le preghiere ritmiche allevino le tensioni, promuovano la stabilità emotiva e creino una forma di pace interiore.

Il Prof. Luciano Bernardi dell’Università di Helsinki sostiene come il Santo Rosario, e in particolare la sua recita in latino, abbia effetti di grande beneficio per il muscolo cardiaco meglio dei mantra buddhisti.

Uno di questi studi è stato pubblicato in inglese e tradotto in tedesco con il titolo «Il rosario è ancora attuale? Indagine sui suoi effetti sulla salute mentale e sul benessere». È stato recentemente pubblicato sul «Journal of Health» e si basa su un ampio campione internazionale proveniente dai tre paesi cattolici Italia, Polonia e Spagna. Lo studio ha esaminato in che misura la recita del rosario sia collegata al benessere soggettivo, all'empatia e ad altre forme di espressione della religiosità.

61% donne come partecipanti allo studio

Il campione comprendeva 361 partecipanti. Utilizzando un metodo cosiddetto a catena o a rete, sono state contattate persone impegnate in movimenti cattolici e gruppi di preghiera. Il 92% dei partecipanti apparteneva alla Chiesa cattolica romana, di cui il 61% era costituito da donne.

I risultati dello studio, pubblicato per la prima volta nel febbraio 2025, indicano una riduzione positiva e moderata della depressione e un aumento dell'empatia. L'analisi qualitativa sottolinea l'effetto protettivo percepito di questa preghiera, che funge da fonte di pace interiore e da «meccanismo di coping» nei momenti di difficoltà.

La maggioranza dei partecipanti ha dichiarato di essere molto religiosa o spirituale (36%) o abbastanza religiosa o spirituale (47%). La maggior parte ha vissuto la preghiera come una pratica rilassante e calmante, che rallenta la respirazione e concentra la consapevolezza sui grani del rosario.

L'«Ave Maria» rallenta la respirazione

I ricercatori hanno esaminato 23 partecipanti sani, ai quali sono stati applicati sensori per misurare la frequenza cardiaca, il flusso sanguigno e il feedback del sistema nervoso mentre recitavano l'«Ave Maria» in latino. I sensori hanno registrato un rallentamento della respirazione dei partecipanti a circa sei respiri al minuto, il che ha iniziato ad aumentare il flusso sanguigno al cervello e la variabilità della frequenza cardiaca. Ciò ha rafforzato il sistema cardiovascolare.Il sistema cardiovascolare ne è risultato rafforzato. La recita del rosario sembra anche mantenere giovani, come sottolinea Marlis Wolperth, 84 anni, di Bassersdorf, Zurigo, in un'intervista a kath.ch. Da 45 anni guida il gruppo del rosario nella parrocchia di San Francesco.

 

Conclusioni

Al di la delle idee personali che possiamo avere sul S. Rosario bisogna necessariamente dire che questa preghiera nella sua semplicità racchiude in sé un tesoro enorme di storia, fede, devozione e spiritualità, che ha permesso a schiere di cattolici di avvicinarsi in maniera accessibile alla contemplazione dei misteri di Dio, di Gesù Cristo e della Chiesa. A volte è stata una pratica ridicolizzata, banalizzata e ridotta a “preghiera delle vecchie”, forse a volte, a causa del suo procedere cantilenante, o per la goffaggine tipica delle persone anziane che è risaputo essere le più fedeli frequentatrici delle parrocchie di paese, fatto è che questa pia pratica unisce le generazioni creando una sorta di filo ininterrotto che va dai padri della Chiesa e arriva ai nostri giorni, passando per santi, asceti, eremiti, monaci, monache, suore, consacrati, missionari, sacerdoti, vescovi cardinali e papi che hanno trasmesso quello che avevano ricevuto in maniera semplice ma continua. Ritengo che non esista altra preghiera non liturgica che possa godere di questo carattere così tradizionale come il S. Rosario. È la preghiera dei semplici ma anche dei dotti, è una pratica che pone tutti sullo stesso piano, che da grazie a tutti in maniera indiscriminata, che può essere guidata dal papa come dal bambino che ha appena imparato a parlare. Non è una preghiera solo per chi è “del mestiere” perché pone tutti sullo stesso livello e ritengo che dopo la S. Messa, sia l’unica pratica capace di elargire doni e grazie per chiunque. Il peccatore si converte, il santo si eleva, il sacerdote si rafforza, il religioso diventa fervente, il pavido prende coraggio, l’eretico si corregge, lo scismatico rientra nell’ovile… insomma ognuno ottiene ciò di cui ha bisogno per essere buon testimone di Cristo e della sua Chiesa.


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Fonti:

https://it.wikipedia.org/wiki/Rosario

https://lanuovabq.it/it/il-santo-rosario-una-storia-affascinante

https://it.wikipedia.org/wiki/Domenico_di_Guzm%C3%A1n

https://it.wikipedia.org/wiki/Esicasmo

https://mondobizantino.it/il-komboskini-o-chotki-la-corda-da-preghiera-ortodossa/

https://it.aleteia.org/2018/03/13/benefici-fisici-preghiera-rosario-latino/

https://catt.ch/newsi/uno-studio-scientifico-mostra-gli-effetti-positivi-della-preghiera-del-rosario-sulla-salute



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