Tutti sappiamo come il rosario sia la preghiera di meditazione e contemplazione più semplice ed efficace, molti però ignorano la sua origine e la sua storia. Il Rosario è una preghiera che ha attraversato secoli di persecuzioni, eresie, di martirio, di devozione e di fiumi di grazie spirituali che hanno fecondato le anime di santi e beati di tutte le epoche.
Sembra quindi necessario approfondire la sua storia e le vicende che hanno accompagnato la Chiesa in un percorso tortuoso di grazie spirituali, non solo per esserne a conoscenza, ma anche per essere consapevoli della grandissima efficacia di questa pia pratica e poterla vivere nello spirito di un autentica crescita spirituale.
La Preghiera dell’”Ave Maria”
Prima di addentrarsi nella riflessione sul S. Rosario è
necessario fare un cenno su come si è formata la preghiera dell’Ave Maria,
spesso infatti rischiamo di pensare che l’Ave Maria sia sempre esistita nella
forma che noi tutti conosciamo. Non entriamo dettagliatamente nella storia di
questa preghiera, ma è utile per comprendere l’origine del rosario.
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Papyrus Rylands 470, il più antico papiro contente la preghiera a Maria "Sub tuum praesidium". |
Questa preghiera come tutti sappiamo ha le sue origini nel
vangelo di Luca al capitolo 1 vers. 38, come saluto dell’angelo Gabriele a
Maria inviato da Dio ad annunciare alla Vergine di Nazaret che diverrà la Madre
di Dio. Ma secondo alcuni studiosi questo saluto inizierà ad essere utilizzato
in un periodo piuttosto tardo, infatti nel IV sec. la preghiera mariana più
diffusa era il “Sub tuum præsidium”. S. Domenico agli inizi del 1200 già
conosceva questa preghiera, ma solo nella prima parte, in quanto la seconda
parte fu introdotta dai certosini intorno al 1350. Infatti la più antica
attestazione dell’Ave Maria così come la conosciamo oggi la si trova in un
libro di preghiere del francescano Antonio da Stroncone (1381-1461).
Origini del Rosario
Il Rosario nasce trae le sue origini intorno al 850 d.C.
come forma di preghiera per i monaci conversi (monaci che emettevano la
professione dei voti ma che non erano sacerdoti) che spesso avevano grandi
difficoltà ad imparare i 150 salmi a memoria. Molti di loro infatti erano privi
di istruzione o addirittura non sapevano leggere. Sembra che un monaco
irlandese suggerì di sostituire la recita dei 150 salmi con la recita di 150
Padre Nostro. Questa forma di preghiera si diffuse anche al di fuori dei
monasteri fra il popolo, sostituendo spesso ai 150 Padre Nostro il saluto
angelico a Maria che, come accennato sopra, costituiva al tempo la prima parte
dell’Ave Maria. Per contare le preghiere si utilizzavano diversi metodi, fra
cui 150 sassolini o più frequentemente cordicelle con 50 o 150 nodi, uso questo
che risalirebbe addirittura a S. Antonio Abate e S. Pacomio.
I monaci cistercensi nel XIII sec. iniziarono a chiamare
questa nuova forma di preghiera “Rosario” ispirandosi alla rosa quale simbolo
mariano per eccellenza, e attribuendo ad ogni “Ave Maria” la simbologia di una
rosa donata alla Vergine.
La Visione di S. Domenico
Il domenicano bretone Alano della Rupe (Plouër-sur-Rance,
1428 - Zwolle, 8 settembre 1475) narra che san Domenico fu catturato, con il
suo compagno Bernardo, sulle coste della Spagna. Per tre mesi, così vuole il
racconto, fu sottomesso ai suoi rapitori: durante questo periodo fu posto al
remo di una nave. Avvenne una tempesta che mise in pericolo l’intero
equipaggio. La nave era vicina ormai al naufragio.
San Domenico aveva esortato, invano, i suoi carcerieri a far
penitenza e ad invocare il nome di Gesù e Maria per ottenere la salvezza.
E così, per l’ostinazione e il disprezzo verso le esortazioni del santo, la
tempesta si fece ancor più minacciosa. Il pericolo che la nave affondasse si
fece sempre più imminente. Eppure, le preghiere di san Domenico furono accolte
in Cielo: in questo contesto si inserisce la famosa visione della Vergine Maria
che parla direttamente al santo fondatore dell’Ordine domenicano. L’equipaggio
della nave fu salvo.
Nella visione La Vergine Maria diede una corona del Rosario
a S. Domenico e chiese di recitare ogni giorno 150 Ave Maria e 15 Pater
Noster, promettendo che tale pratica sarebbe stata la più efficace contro le eresie.
Da questo momento in poi il Rosario inizia ad essere una
preghiera molto popolare, favorito soprattutto dal nuovo “Ordine dei
Predicatori” fondato dallo stesso S. Domenico.
Sempre nel XIII sec. si iniziarono a sviluppare i “Misteri”,
molti teologi infatti ritenevano che i 150 salmi contenessero in maniera velata
le profezie sulla vita di Gesù. Questo sviluppo avvenne in maniera molto
graduale, tappa fondamentale di questo percorso fu l’inserimento dopo il nome
di Gesù di alcune clausole riguardanti la vita di Gesù stesso. L’intento era
quello di contemplare Gesù attraverso la preghiera a Maria e di meditare meglio
sulla vita di Nostro Signore. Questa pratica oggi è poco diffusa e la si può
trovare ancora al santuario di Pompei.
Verso la metà del XIV secolo, Enrico Kalkar, un monaco della
certosa di Colonia, introdusse, prima di ogni decina alla Madonna, il Padre
Nostro.
All’inizio del XV secolo, fu Domenico Hélion di Trèves,
detto il Prussiano, a sviluppare un Rosario in cui il nome di Gesù compariva in
50 “clausole” che ne ripercorrevano la vita. Sempre grazie a Domenico il
Prussiano arriviamo (intorno al 1435-1445) alla struttura che meglio si
avvicina a quella che conosciamo oggi: le 150 clausole vengono divise in tre
sezioni corrispondenti ai Vangeli dell’infanzia di Gesù, della vita pubblica, e
della Passione-Risurrezione.
Nel 1470, troviamo un’ulteriore trasformazione: il già citato domenicano Alano della Rupe (Alain de la Roche, in francese) crea la prima “Confraternita del Rosario” facendo diffondere rapidamente questa forma di preghiera: riduce a 15 i Misteri, e li suddivide in gaudiosi, dolorosi, e gloriosi. Sarà poi papa Giovanni Paolo II a introdurre i misteri luminosi sulla vita pubblica di Gesù.
Il Magistero della Chiesa e la battaglia di Lepanto
Il primo documento ufficiale della Chiesa cattolica risale
al secolo XV, con papa Sisto IV, che nella bolla "Ea quæ ex
fidelium" del 12 maggio 1479, afferma che la pratica del Rosario era
anticamente diffusa nelle diverse parti del mondo e, caduta in disuso, era
stata di recente ripristinata, invitando i cattolici alla recita quotidiana del
salterio mariano con le 150 salutationes, tante quante i salmi davidici,
precedendone ogni decina da un pater ed assegnando a tale pratica
varie indulgenze. Dal 1478 ad oggi si contano oltre 200 documenti pontifici sul
Rosario.
La struttura medievale del Rosario fu abbandonata
gradualmente con il Rinascimento, e la forma definitiva del Rosario si ha nel
1521 ad opera del domenicano Alberto di Castello.
San Pio V, domenicano, fu il primo «Papa del Rosario». Il 17
settembre 1569 emanò la bolla "Consueverunt Romani
Pontifices" con la quale venivano stabilite le precise modalità per
la recita del rosario.
Nel 1571, anno della battaglia di Lepanto, papa
Pio V chiese alla cristianità di pregare con il rosario per chiedere la
liberazione dalla minaccia turco-ottomana. La vittoria della flotta
cristiana, avvenuta il 7 ottobre, venne attribuita all'intercessione della
Vergine Maria, invocata con il Rosario. In seguito a ciò il papa introdusse
nel calendario liturgico per quello stesso giorno la festa della
Madonna della Vittoria, che poi il suo successore, papa Gregorio XIII,
trasformò in festa della Madonna del Rosario. La festa da allora si
celebra il 7 ottobre di ogni anno.
Leone XIII, con le sue 12 Encicliche sul Rosario, fu il
secondo «Papa del Rosario».
I domenicani promossero anche la Confraternita del Rosario
Perpetuo (chiamata anche Ora di Guardia, fondata nel 1630 dal padre
Timoteo de' Ricci, si impegnava ad occupare tutte le ore del giorno e della
notte, di tutti i giorni dell'anno, con la recita del Rosario).
Papa Giovanni Paolo II, con la lettera apostolica Rosarium
Virginis Mariae del 16 ottobre 2002, introduce facoltativamente i misteri
luminosi incentrati sulla vita pubblica di Gesù. Tuttavia quest’aggiunta da
parte di Giovanni Paolo II va a contrastare con la tradizionale corrispondenza
delle 150 Ave Maria con i 150 salmi.
Il Rosario e i Santi
Molti Santi hanno contribuito alla diffusione di questa
preghiera fra cui ci sono san Luigi Maria Grignion de Montfort con il
suo libro Il segreto ammirabile del Santo Rosario, e il beato Bartolo
Longo (fondatore del Santuario e delle opere di carità di Pompei)
considerato l'"Apostolo del Santo Rosario". Un altro impulso si ebbe
nei secoli XIX e XX con le apparizioni di Maria a Lourdes e
a Fatima. La veggente di Fatima, Lucia, ha affermato che «da quando la
Vergine SS. ha dato grande efficacia al S. Rosario, non c'è problema né
materiale, né spirituale, nazionale o internazionale, che non si possa
risolvere con il S. Rosario e con i nostri sacrifici». E ancora: «Lo scadimento
del mondo è senza dubbio frutto della decadenza dello spirito di preghiera.
È stato in previsione di questo disorientamento che la Madonna ha raccomandato
con tanta insistenza la recita del Rosario».
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| Bartolo Longo, Apostolo del Rosario insieme ai "suoi" orfanelli |
La Preghiera orientale dell’”Esicasmo”
Mi sembra interessante buttare un'occhio anche al mondo orientale in cui ritroviamo una forma di preghiera che potremmo
definire “cugina” del S. Rosario; è la preghiera dell’Esicasmo o Esichia (dal greco ἡσυχασμός hesychasmos,
da ἡσυχία hesychia, "calma", "pace",
"tranquillità", "assenza di preoccupazione"), è conosciuta anche
come “preghiera di Gesù” o “preghiera del cuore”. Consiste essenzialmente nella
ripetizione continua di una giaculatoria in modo tale che le parole si
sincronizzino con il battito cardiaco. La giaculatoria è la seguente: “Gesù Figlio
di Dio, abbi pietà di me peccatore”. Le sue origini si fanno risalire al IVsec.
Grazie a Evagrio Pontico che la diffuse insieme a numerosi altri monaci
orientali.
Come per il Rosario anche questa preghiera viene recitata aiutandosi
da una cordicella annodata chiamata “Komboskini” o “Chotki”.
Il Rosario e i benefici “salutistici”
Abbassamento del ritmo della respirazione, riduzione della
pressione arteriosa, meno radicali liberi nel sangue, muscolo cardiaco più in
salute, meno tendenza alla depressione.
Questi non sono gli effetti di un farmaco, ma ciò che gli scienziati
hanno riscontrato in coloro che recitano abitualmente e frequentemente il S.
Rosario.
È evidente che il nostro intento non è di fare un’analisi
sugli effetti che il rosario ha sulla psiche o sul nostro fisico, ma sembra
comunque importante dare un’occhiata anche su ciò che la scienza dice su questo
argomento, dal momento che se ne è occupata e ha tratto delle conclusioni.
Diversi studi scientifici hanno dimostrato che il Rosario
non porta solo benefici spirituali (cosa che per noi credenti non ha bisogno di
dimostrazione), ma anche dei notevoli benefici sulla salute mentale e al
sistema cardio circolatorio. Il lavoro di ricerca internazionale,
condotto da scienziati di varie università europee, documenta come le preghiere
ritmiche allevino le tensioni, promuovano la stabilità emotiva e creino una
forma di pace interiore.
Il Prof. Luciano Bernardi dell’Università di Helsinki
sostiene come il Santo Rosario, e in particolare la sua recita in latino,
abbia effetti di grande beneficio per il muscolo cardiaco meglio dei mantra buddhisti.
Uno di questi studi è stato pubblicato in inglese e tradotto
in tedesco con il titolo «Il rosario è ancora attuale? Indagine sui suoi
effetti sulla salute mentale e sul benessere». È stato recentemente pubblicato
sul «Journal of Health» e si basa su un ampio campione internazionale
proveniente dai tre paesi cattolici Italia, Polonia e Spagna. Lo studio ha
esaminato in che misura la recita del rosario sia collegata al benessere
soggettivo, all'empatia e ad altre forme di espressione della religiosità.
61% donne come partecipanti allo studio
Il campione comprendeva 361 partecipanti. Utilizzando un
metodo cosiddetto a catena o a rete, sono state contattate persone impegnate in
movimenti cattolici e gruppi di preghiera. Il 92% dei partecipanti apparteneva
alla Chiesa cattolica romana, di cui il 61% era costituito da donne.
I risultati dello studio, pubblicato per la prima volta nel
febbraio 2025, indicano una riduzione positiva e moderata della depressione e
un aumento dell'empatia. L'analisi qualitativa sottolinea l'effetto protettivo
percepito di questa preghiera, che funge da fonte di pace interiore e da
«meccanismo di coping» nei momenti di difficoltà.
La maggioranza dei partecipanti ha dichiarato di essere
molto religiosa o spirituale (36%) o abbastanza religiosa o spirituale (47%).
La maggior parte ha vissuto la preghiera come una pratica rilassante e
calmante, che rallenta la respirazione e concentra la consapevolezza sui grani
del rosario.
L'«Ave Maria» rallenta la respirazione
I ricercatori hanno esaminato 23 partecipanti sani, ai quali
sono stati applicati sensori per misurare la frequenza cardiaca, il flusso
sanguigno e il feedback del sistema nervoso mentre recitavano l'«Ave
Maria» in latino. I sensori hanno registrato un rallentamento della
respirazione dei partecipanti a circa sei respiri al minuto, il che ha iniziato
ad aumentare il flusso sanguigno al cervello e la variabilità della frequenza
cardiaca. Ciò ha rafforzato il sistema cardiovascolare.Il sistema
cardiovascolare ne è risultato rafforzato. La recita del rosario sembra anche
mantenere giovani, come sottolinea Marlis Wolperth, 84 anni, di
Bassersdorf, Zurigo, in un'intervista a kath.ch. Da 45 anni guida il
gruppo del rosario nella parrocchia di San Francesco.
Conclusioni
Al di la delle idee personali che possiamo avere sul S. Rosario
bisogna necessariamente dire che questa preghiera nella sua semplicità
racchiude in sé un tesoro enorme di storia, fede, devozione e spiritualità, che
ha permesso a schiere di cattolici di avvicinarsi in maniera accessibile alla
contemplazione dei misteri di Dio, di Gesù Cristo e della Chiesa. A volte è
stata una pratica ridicolizzata, banalizzata e ridotta a “preghiera delle
vecchie”, forse a volte, a causa del suo procedere cantilenante, o per la
goffaggine tipica delle persone anziane che è risaputo essere le più fedeli
frequentatrici delle parrocchie di paese, fatto è che questa pia pratica unisce
le generazioni creando una sorta di filo ininterrotto che va dai padri della
Chiesa e arriva ai nostri giorni, passando per santi, asceti, eremiti, monaci,
monache, suore, consacrati, missionari, sacerdoti, vescovi cardinali e papi che
hanno trasmesso quello che avevano ricevuto in maniera semplice ma continua. Ritengo
che non esista altra preghiera non liturgica che possa godere di questo
carattere così tradizionale come il S. Rosario. È la preghiera dei semplici ma
anche dei dotti, è una pratica che pone tutti sullo stesso piano, che da grazie
a tutti in maniera indiscriminata, che può essere guidata dal papa come dal
bambino che ha appena imparato a parlare. Non è una preghiera solo per chi è “del
mestiere” perché pone tutti sullo stesso livello e ritengo che dopo la S.
Messa, sia l’unica pratica capace di elargire doni e grazie per chiunque. Il peccatore
si converte, il santo si eleva, il sacerdote si rafforza, il religioso diventa
fervente, il pavido prende coraggio, l’eretico si corregge, lo scismatico
rientra nell’ovile… insomma ognuno ottiene ciò di cui ha bisogno per essere
buon testimone di Cristo e della sua Chiesa.
Fonti:
https://it.wikipedia.org/wiki/Rosario
https://lanuovabq.it/it/il-santo-rosario-una-storia-affascinante
https://it.wikipedia.org/wiki/Domenico_di_Guzm%C3%A1n
https://it.wikipedia.org/wiki/Esicasmo
https://mondobizantino.it/il-komboskini-o-chotki-la-corda-da-preghiera-ortodossa/
https://it.aleteia.org/2018/03/13/benefici-fisici-preghiera-rosario-latino/






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