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domenica 19 ottobre 2025

Pillole di liturgia. L'ALBA (o camice). Storia uso e significato.


Continuiamo la rubrica dedicata alla liturgia e in particolare ai paramenti liturgici. Procediamo seguendo l'ordine con cui si indossano, quindi dopo aver descritto l'Amitto (qui) descriviamo L'ALBA, o più comunemente chiamato CAMICE.

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L'alba o il camice liturgico, per come lo conosciamo noi oggi, è un paramento di lino bianco con maniche chiuse e lungo fino quasi ai piedi. Esso viene serrato in vita da un cingolo.

 

Ma anticamente con quale nome è stato conosciuto?

 

Anticamente il camice liturgico era conosciuto con vari nomi: tunica linea dal suo materiale; tunica talaris o semplicemente talaris da tali cioè caviglie poiché esso raggiungeva i piedi.

 

Ma anche alba cioè bianco dal suo colore, ovvero alba romana per distinguerla dalle tuniche più corte usate nell'antica Roma. Non è un caso che in inglese ancora oggi, quello che noi chiamiamo camice, sia detto alb.

 

 

L'ORIGINE DEL CAMICE LITURGICO FORMA ED UTILIZZO DEL CAMICE NELLA VITA QUOTIDIANA DEGLI ANTICHI ROMANI

 

A onor del vero questa variante, cioè quella più tarda con le maniche, non fu inizialmente ben vista. Essa venne per lungo tempo vista come un vestiario voluttuoso ed effeminato. In un certo senso, la prima traccia di "impiego liturgico" di questa tunica, la si deve a San Cipriano da Cartagine. Si racconta infatti che si accinse al martirio vestito con questo indumento sormontato dal byrrhus (un ampio mantello). Questo è uno snodo importante: sin dagli albori si verifica una confusione tra dalmatica e camice. Certo un broccato dorato è molto più appariscente, ma ad esempio un merletto in Gros Point de Venice fatto a mano, esprime una maestria ed una dignità liturgica eguale se non superiore alle tessiture di un tempo.

 

LE PRESCRIZIONI SUL CAMICE LITURGICO

L'alba o camice, deve essere di materiale nobile, perché nobile è la dignità degli atti che vengono officiati con essa. Tutti gli altri materiali e colori sono esclusi, eccezion fatta per singole situazioni come per la Cina e i paesi orientali in genere, dove vi sono usanze e simbolismi particolari.

 

 

IL SIGNIFICATO DEL CAMICE LITURGICO OGGI

 

E' impossibile parlare con certezza delle origini di questo paramento. I liturgisti medioevali, che sono alla base dell' iconografia dei mosaici ad esempio ravennati, ritengono di rinvenire la sua origine nel Kethonet, ovvero una tunica di lino bianco di cui si parla nell'Esodo.

 

A onor del vero una tunica di lino bianco è anche parte dell'abbigliamento ordinario sia dei Romani che dei Greci ai tempi dell'Impero. Dunque è molto probabile che si debba guardare a questo indumento civile per rinvenire le origini del camice liturgico, tanto che se volessimo essere precisi allora dovremmo convenire sul fatto che è nelle parole di Trebellius Pollio che abbiamo una chiara prima indicazione di un'alba subserica ( parliamo circa del 260 d.c.).


CAMICE SACERDOTALE

 

La tunica talaris era la tunica più lunga e solenne. Era bianca ed utilizzata nelle occasioni più importanti, a differenza di quella corta, usata sostanzialmente per l'impiego comune.

 

La tunica dei senatori e dei cavalieri poi era caratterizzata da due strisce di colore rosso più ampie nel primo caso (lati clavi), più strette nel secondo caso (angusti clavi), che dal davanti attraversavano le spalle e scendevano dietro fino a raggiungere il fondo della veste stessa.

 

La tunica era originariamente senza maniche. Soltanto successivamente e progressivamente essa fu dotata di maniche. La versione più antica cioè quella senza le maniche era chiamata colobium, un aggettivo latino che derivava direttamente dal greco e significava appunto mozzato o decurtato. La tunica con le maniche era chiamata tunica mancata o anche tunica dalmatica, dal nome della provincia Dalmazia nella quale si ritiene sia nata.

 

A papa Silvestro si deve un primo passo verso il chiarimento dell'impiego del paramento, allorché ordinò che i diaconi dovessero tassativamente utilizzare la dalmatica in chiesa e che la loro mano sinistra fosse coperta con il manipolo.




 

Fino al XII secolo, tutti i chierici indossavano questa tunica-dalmatica. Essa era molto ampia, poiché al disotto, venivano indossati gli altri paramenti. Considerando anche la ricchezza dei tessuti impiegati, ad un certo punto ci si rese conto che per riti come l'immersione battesimale, il celebrante era letteralmente impedito nei gesti.

 

Era giunto il momento di derivare dalla tunica dalmatica, l'alba ovvero il camice liturgico per come lo conosciamo noi, ben più aderente e leggero.

 

Si passa così da un uso civile, abituale e quotidiano ad un uso esclusivamente liturgico dell'alba. Mentre la tunica dalmatica era realizzata con ricchi tessuti di seta, broccati e damaschi riccamente decorati sul collo, sui polsi e sul bordo inferiore, il camice liturgico iniziò ad essere adornato solo di ricami e pizzi.

 

Quando dico adornato "solo" di ricami e pizzi, ovviamente esemplifico. Sarebbe riduttivo affermare che taluni di questi camici fossero e sono ancor oggi meno solenni e degni rispetto a quelli delle origini.

 

Per non parlare degli sfilati a mano, delicati e pazienti lavori sempre più rari, poiché quella maestria e pazienza spesso solo monacale, sta cadendo nel dimenticatoio.

 

A partire dal decreto della Sacra Congregazione dei Riti del 1819, il camice liturgico deve essere di lino bianco o cotone o al massimo lana.

 

Non mi dilungo sulla cattiva abitudine di usare poliestere e altri materiali di bassa qualità per confezionare il camice. Esso ha la stessa dignità liturgica della casula o del piviale, ma siccome viene nascosto, allora lo si sottovaluta.

 

Possiamo fare riferimento alle parole di Papa Innocenzo III (1198-1216) per affermare che il bianco della veste indica purezza e nuova vita. Questo fu esemplificato attraverso la pratica di vestire di bianco i neo battezzati usando queste parole: "Ricevi questa veste bianca ed immacolata che tu indosserai fino al giudizio di Nostro Signore Gesù Cristo, che tu possa avere vita eterna. Amen." Similmente nel Messale Romano mentre il sacerdote indossa l'alba recita la preghiera di seguito riportata, che sottolinea la simbologia del candore dell'anima ottenuto dal sangue dell'Agnello immolato, simbologia strettamente legata al sacrificio della Messa che il sacerdote offre rivestito appunto dell'alba e degli altri paramenti.





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Fonti:

paramentisacri-caliciargento.it

Mario Righetti, STORIA LITURGICA. vol. 1 pagg. 592, 593.




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