Documenti della Chiesa

mercoledì 30 aprile 2025

Si sta aprendo un conclave o le elezioni politiche?

Quante volte avete sentito dire che chi entra in conclave papa ne esce cardinale?
Questa espressione sottolinea l'imprevedibilità di questo "rito". Utilizzo questo termine "rito" non in senso allegorico, ma proprio nel senso religioso del termine, perché non solo si segue un rituale codificato, ma anche perché il conclave è un vero e proprio atto di culto liturgico, in cui si invoca lo Spirito Santo, si medita, si prega, si fa un giuramento e si mette (o dovrebbe mettersi) al centro di tutto il carattere religioso e soprannaturale del culto divino. In questo contesto liturgico i cardinali sono chiamati a dare il nome di colui che deve assumere il compito di "Vicario di Cristo". I cardinali infatti vestono con quello che si definisce "l'abito corale" ovvero quell'abito specifico con cui i prelati solitamente devono presentarsi in "coro" per la recita dell'ufficio divino o per assistere alle sacre funzioni. Oltretutto il conclave non si svolge nell'aula paolo VI o in una qualsivoglia sala conferenze, ma in un luogo sacro e consacrato al culto: una cappella vera e propria con tanto di Altare, sagrestia, pulpito e balaustra.

Detto questo appare chiaro che il conclave non è come l'elezione del rappresentante di quartiere o del collegio dei docenti. In conclave i cardinali non stanno per votare su chi deve essere l'amministratore di condominio piuttosto che il responsabile dell'oratorio parrocchiale. I cardinali non si chiudono in cappella sistina per eleggere il presidente della regione piuttosto che il presidente del parlamento. Il conclave ha delle dinamiche che nulla hanno a che vedere con le elezioni amministrative comunali o regionali o con le elezioni politiche.


Nonostante questo in questi giorni che precedono il conclave (cosa che accade quasi sempre) stiamo assistendo ad un teatrino imbarazzante nel quale qualche giornalista, pur di buttare un po di inchiostro su della carta, prova a dare addirittura le percentuali di voto dei possibili papabili. Posso comprendere che si facciano delle ipotesi su chi possa assumere questo compito così delicato, ma considerando che il papa non è eletto dal popolo, e che nemmeno coloro che lo eleggono vengono scelti dal popolo, che senso ha dire che, per esempio, Parolin è al 30%, Zuppi al 15% o Tagle all'22%? Non ci sono campagne elettorali, non possono esserci nemmeno sondaggi elettorali perche non è il popolo a votare, non ci sono exit poll perché i cardinali non hanno contatti con l'esterno e anche perché il sistema di voto non lo renderebbe possibile, ma allora che senso ha tutto sto bordello mediatico?

Cari giornalisti, per qualche giorno fate una cosa buona: andatevene in vacanza al mare o al lago e riposarvi. Vi aspetta un lungo lavoro su quello che dovrete dire di bene o di male sul nuovo papa. Per ora occupatevi di quello che fate di solito. Parlate del presunto omicidio della vecchia zia Clara, piuttosto che del furto di falli di gomma nel sexy shop di Roccasecca. Vi chiameremo noi quando ci sarà qualcosa di serio da dire, per il momento come vi ha suggerito il card. Zuppi, godetevi il ponte del primo maggio, e se proprio non ce la fate a stare fermi con la penna, visto che la festa del lavoro è alle porte, scrivete quattro ovvietà sulla sicurezza o sul diritto al lavoro e lasciate che i cardinali facciano quello che devono fare. Saranno loro a dirvi con il pennacchio di fumo bianco che hanno scelto quello che nessuno di voi immaginava.


don Bastiano Del Grillo 


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sabato 26 aprile 2025

Duello a S. Maria Maggiore - S. Pio V e papa Francesco alla resa dei conti

Non tutti sanno che a pochi metri da dove è stato sepolto papa Francesco, è sepolto un altro papa: Antonio Ghislieri, più conosciuto come S. Pio V, il papa che il 14 Luglio 1570 promulgò il "Missale Romanum".

Sembra quasi uno scherzo ma è proprio così, il papa di origini piemontesi che il 16 luglio 2021 ha praticamente buttato nel bidone della spazzatura il messale tridentino, si trova ora sepolto a pochi metri da un papa piemontese che poco meno di cinque secoli fa ha voluto che il messale da lui promulgato fosse l'unico modo per esprimere liturgicamente la fede cattolica! Sembra bizzarro eppure papa Francesco ha voluto essere sepolto nella stessa basilica dove il 9 gennaio 1588 venne trasferito il corpo di S. Pio V.

Questa coincidenza è molto curiosa oltre che bizzarra, S. Pio V infatti nel 1570 pubblicò quello che doveva essere la forma universale e definitiva del modo in cui la Chiesa da lì in poi avrebbe dovuto celebrare la S. Messa. In realtà S. Pio V non inventò nulla, si limitò a ritoccare alcune parti del messale romano già esistente ed estenderlo a tutta la Chiesa come unica e irreformabile forma di celebrazione del culto divino. S. Pio V fece qualcosa che ancora non era mai stato fatto nella storia della liturgia, ovvero codificare in maniera definitiva il modo con cui bisognava celebrare il S. Sacrificio della Messa e così esprimere la fede. In sostanza S. Pio V ha dato al "Missale Romanum" un carattere dogmatico che provo a sintetizzare: con la S. Messa esprimiamo la nostra fede, la fede non muta, se la fede non muta non può mutare nemmeno la S. Messa. Questa sorta di "sillogismo" ha fatto comprendere a tutti i cristiani di rito latino che il Messale era qualcosa di intoccabile e di immutabile, proprio come la fede. Detto in termini teologici; la "lex credendi" viene espressa nella "lex orandi", quindi il modo in cui prego esprime ciò in cui credo. In più S. Pio V scrisse nella bolla di promulgazione, un indulto perpetuo con cui dava a tutti i sacerdoti in eterno la possibilita di celebrare con il suo messale nonostate qualsiasi cosa in contrario. Fin qui sembra tutto chiaro.

Viene da sé che il messale tridentino non poteva essere abrogato e sostituito da un nuovo messale. Si potevano aggiungere nuovi santi e nuove feste, ma non poteva essere modificato il rito della Messa in sé. 

Tuttavia dopo il concilio Vaticano II, papa Paolo VI promulgò un "nuovo messale" contravvenendo all'anatema che S. Pio V aveva lanciato conto chiunque avesse osato modificare il rito della Messa. Paolo VI infatti non si limitò a piccole modifiche del rito della Messa, ma lo stravolse completamente. Oltretutto senza mai abrogare il messale di S. Pio V, che di fatto non è mai stato abrogato.

Nonostante ciò, papa Francesco ha fatto qualcosa che appare non solo un abuso, ma come un vero e proprio atto di apostasia. Il 16 luglio 2021 ha dichiarato nella lettera "Traditionis custodes" che il messale di Paolo VI è l'unica forma del rito romano e quindi unica espressione della fede cattolica.

Ora papa Francesco è sepolto accanto a colui che ha redatto il Messale da lui tanto osteggiato, e (lasciatemelo dire) tanto odiato.

Provo ad immaginarmi una sorta di litigata fra i due, e perché no una specie di duello, in cui però S. Pio V ne esce vincitore a discapito di Francesco che invece si ritrova davanti alle sue contraddizioni e ai suoi errori.

Non spetta a me il giudizio, e lo dico con sincerità, spero che il buon Dio abbia misericordia di lui e che lo perdoni di tanti errori commessi durante il suo discutibile e disastroso pontificato. Spero con viva fede che il Signore intervenga presto, magari con il nuovo pontefice, e ristabilisca quell'ordine (anche liturgico) di cui la Chiesa oggi ha estremamente bisogno, e che solo un intervento divino può ristabilire.

don Bastiano Del Grillo


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lunedì 21 aprile 2025

Mons. Bruno Forte torna sulla comunione in bocca. Quando un vescovo pensa che i fedeli siano degli imbecilli!


Il giorno di Pasqua nella diocesi di Chieti si è consumato l'ennesimo atto di presunzione di un vescovo che pretende di essere il più migliore dei più migliori!

In un video diffuso sui social (trovate in allegato alla fine dell'articolo) si vede mons. Forte che in un impeto di profondissima carità apostolica spiega in pochi secondi come si debba ricevere la S. Comunione.

Peccato però che l'esimio monsignore abbia perduto l'occasione per starsene zitto, e ha iniziato a dire una serie di falsità impressionanti, ma andiamo con ordine.

Mons. Forte asserisce che Gesù nella istituzione della S. Eucaristia abbia usato il termine greco "Lambano" che secondo l'interpretazione del monsignore significherebbe letteralmente "prendere con le mani".

Il termine "Lambano" è si utilizzato da Gesù, ma non significa solamente "prendere con le mani", ma ha una svariata serie di sfumature e significati, quanto da lui asserito è profondamente equivoco e falso. Il termine greco infatti può essere tradotto anche con prendere, afferrare, impadronirsi, portare via, afferrare con la mente, ricevere ecc... per quale motivo debba essere tradotto esclusivamente con "prendere con le mani" non sembra essere chiaro. Appare piuttosto un tentativo maldestro di dare al testo originale un significato ideologico piuttosto che scritturistico e letterale.

In secondo luogo mons. Forte afferma che per secoli la comunione si è presa con le mani, e che solo in secoli oscuri, temendo la mancanza di igiene, si è sostituito questo gesto con quello di prenderla in bocca.

NULLA DI PIU FALSO!! Già nei primi secoli si era formata la coscienza dei fedeli della presenza reale di Gesù nell'eucaristia, e questa consapevolezza ha eliminato la pratica di ricevere l'Eucaristia con le mani. Quei secoli che lui definisce "oscuri" sono stati i secoli in cui si è sviluppata tutta la teologia cristiana, erano i secoli in cui sono nate le università e in cui il sapere e la cultura classica ha avuto enorme diffusione in tutta Europa. In questo periodo tuttavia non c'era nessuna preoccupazione per l'igiene, non esistevano fogne, non esisteva ancora una scienza medica e non si pensava minimamente che alla trasmissione delle malattie attraverso virus e batteri che ancora non si conoscevano. Il motivo per il quale si preferì la comunione in bocca è riconducibile esclusivamente al timore di profanazione Eucaristica diretta (furto di ostie) o indiretta (dispersione di frammenti). La Chiesa ha sempre considerato e ribadito che ricevere la Comunione nelle mani è un sacrilegio e un abuso gravissimo. Posizione che non è mai cambiata nel corso dei secoli ma solo dopo il Concilio Vaticano II. Quello che ha detto mons. Forte è quanto di più falso si possa dire!

Nel video mons. Forte dice che oggi la comunione si riceve in mano, con il gesto umile di stendere la mano e ricevere la Comunione.

Forse mons. Forte non sa (o lo sa ma fa finta di non saperlo) che la comunione sulla mano si è introdotta nella Chiesa a seguito di abusi che venivano commessi in America Latina negli anni '60. Le autorità ecclesiastiche invece di reprimere questo abuso lo hanno favorito, fino a quando Giovanni Paolo II lo ha esteso a tutta la Chiesa... una logica piuttosto curiosa!! Come se dicessimo che ci sono i pedofili e invece di reprimere la pedofilia la favoriamo... bel modo di ragionare!! Al di là di tutto ciò la possibilità di ricevere la Comunione in bocca NON È MAI STATA ABOLITA, e anche dopo la pandemia di covid la CEI ha stabilito che si poteva tornare a riceverla in bocca.

Andando avanti nel video mons. Forte raggiunge l'apice della sua ipocrisia, infatti fa intendere che la Chiesa e i vescovi hanno deciso che l'unico modo di ricevere la Comunione è sulle mani. FALSO FALSO FALSO!!! Mi domando, ma il nostro amico Bruno di quale chiesa parla? La CEI come detto al paragrafo precedente, al termine della pandemia, e più precisamente l'8 maggio 2023, ha revocato tutte le disposizioni anticovid compresa la distribuzione esclusiva della Comunione sulle mani. Sembra evidente quindi che mons. Forte va per conto suo, appartiene ad un'altra conferenza episcopale... non ci è dato sapere quale!!

Alla fine del video il nostro mons. da il meglio di sé, sottolinea infatti l'importanza di ubbidire con umiltà alla Chiesa... Beh non c'è che dire!! Lui è un esempio perfetto di umiltà e di ubbidienza alla Chiesa... ma come se non bastasse afferma che questa è la volontà di Gesù che si esprime nella volontà del papa e dei vescovi. Complimenti monsignore un perfetto esempio di come mettere in bocca a nostro Signore quello che passa per la vostra testa vuota!!

Ma voi caro mons. Forte, veramente credete che i fedeli siano così idioti e imbecilli da credere alle vostre enormi falsita? Veramente pensate che la gente non sia informata e non sia capace di ragionare con la propria mente e non sia in grado di leggere e comprendere i documenti della Chiesa?

Caro monsignore, qui l'unico a dover imparare cosa sia l'umiltà siete voi, che vi ergete a capo supremo e inarrivabile della Chiesa. Voi sareste capace anche di dare una spallata a Nostro Signore! Il vostro orgoglio e la vostra superbia è qualcosa che ormai ha stufato tutti i fedeli della vostra diocesi, e se non ci credete andate a leggere i commenti sotto il video del vostro discorso. Nessun vescovo in Italia arriva a tanta arroganza e tanta presunzione, sarebbe ora che vi interroghiate e comprendeste che anche voi avreste bisogno di un bell'esame di coscienza!

Con indignazione

don Bastiano Del Grillo 




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IL PAPA È MORTO, Oremus pro pontifice defuncto!


Dalle pagine di questo blog in più occasioni ho mosso ampie ed aspre critiche al pontificato di Papa Francesco, ora che il Papa è morto desidero fare una brevissima riflessione.

La morte del pontefice ci pone davanti ad una verità inoppugnabile, siamo solo una breve parentesi su questa terra, e se questo vale per qualsiasi mortale, possiamo dire che valga ancora di più per colui che assume il compito di guida suprema della Chiesa. Come sappiamo il Santo Padre non è il padrone della Chiesa, nemmeno il suo capo esclusivo. La Chiesa è si guidata dal Papa ma in qualità di vicario di quello che è il pastore assoluto che è Cristo! Ciò significa che anche il papa, per quanto possa essere osannato, idolatrato, e "santificato" dal giudizio dei fedeli, deve necessariamente essere sottoposto ad un giudizio supremo da parte di Dio.

In questo momento in cui il S. Padre Francesco ha terminato il suo cammino terreno certamente si troverà davanti al giudice supremo, di fronte a quel tribunale inappellabile e infinitamente giusto. Il pontificato disastroso appena concluso è certamente qualcosa di cui il S. Padre ora dovrà rendere conto.

Non serve ora stare a sottolineare nuovamente le contraddizioni, le incongruenze e le vere o presunte eresie di questo Papa, quello che ora ritengo sia necessario è pregare per la sua anima, con la speranza che prima di morire abbia avuto modo di convertirsi e chiedere perdono dei numerosi atti compiuti in questi anni che hanno portato la Chiesa nel baratro in cui si trova. Sono pienamente cosciente che lui non è il solo a dover rendere conto a Dio della situazione attuale, ma senza alcun dubbio Francesco ha accelerato in maniera impressionante il declino della Chiesa cattolica. 

Preghiamo per la sua anima, e in particolare preghiamo perché il buon Dio ci doni presto un papa santo che inizi a restaurare l'edificio spirituale del corpo mistico di Cristo.


don Bastiano Del Grillo 


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sabato 19 aprile 2025

Il prete è fatto per la Messa e non c'è Messa senza sacerdote.


In questi giorni non si può non fare una riflessione su ciò che la Chiesa celebra nei riti della settimana santa, il giovedi e il venerdì santo realizzano in pieno il dono della salvezza, sono giorni in cui si pone al centro l'istituzione dell'eucaristia, ma contestualmente anche l'istituzione del Sacramento del sacerdozio ministeriale, Sacramenti che sono in stretta correlazione fra loro e che incorporano in se il mistero della passione, morte e Risurrezione di Nostro Signore. Non possiamo pensare all'eucaristia slegandola dal sacerdozio e dal sacrificio,  sono tre aspetti inscindibili al quale si aggiunge anche l'aspetto  pasquale della risurrezione. Cristo istituendo il Sacramento del suo sacrificio ha istituito anche il Sacramento di coloro che questo sacrificio devono offrirlo, le due cose sono così strettamente interconnesse che non si può guardarle se non nella loro unità. Il sacerdote esiste perché esiste la S. Messa, ma nel contempo la S. Messa esiste quando il sacerdote offre il sacrificio della Messa.

La concezione protestante, che oggi sta dominando anche nella mentalità cattolica, ha voluto eliminare sia il concetto di sacrificio e di conseguenza anche il ruolo del sacerdote ad esso connesso, per dare risalto al carattere conviviale del banchetto pasquale, che pur essendo presente, non può essere l'unico da sottolineare come spesso purtroppo accade. Pensare ad una chiesa priva del sacrificio significa eliminare il concetto di religione inteso come legame soprannaturale con il Dio vivo e vero. Il concetto di sacrificio offerto a Dio è alla base della vita soprannaturale, noi infatti non possiamo non sentire la necessità di offrire a Dio qualcosa, anche la più piccola cosa, la necessita di offrire a Dio qualcosa è insita nella natura stessa dell'uomo, lo scopo risiede nel desiderio piu profondo di piacere a Dio affinche perdoni e cancelli il peccato, o piu in generale per raggiungere un fine ultimo che al momento è per noi irraggiungibile con le sole nostre forze. Per questo motivo esiste il sacerdote, per collegare la terra al cielo attraverso un'offerta perfetta che non è altro che la vittima capace di redimere le anime con il suo stesso sangue. Questa vittima è Cristo stesso, e dato che lui ha voluto offrirsi volontariamente in sacrificio è nel contempo anche l'offerente, ovvero il primo, unico, vero e perfetto sommo sacerdote. L'uomo che riceve l'ordine sacro del sacerdozio non solo partecipa a questo sacerdozio divino, ma presta le sue membra, i suoi gesti e le sue parole affinché questo sacerdozio divino continui l'offerta fino alla fine del mondo.

Il sacerdote cattolico è un prolungamento visibile nel tempo del sacerdozio sommo di Nostro Signore, per questo motivo diciamo che il sacerdote agisce in "persona Christi" perché nel momento in cui celebra il divino e santo sacrifico della Messa è Cristo stesso che agisce attraverso di lui! Che mistero incredibile! Che dono immenso per l'umanità sapere di avere immezzo a sé la presenza di Cristo nei suoi ministri! 

A buon ragione Padre Pio diceva che se non ci fosse più la S. Messa il mondo crollerebbe, perché significherebbe che Dio non sosterrebbe più il mondo stesso!

Recuperare la visione tradizionale del sacerdozio cattolico equivale a una presa di coscienza della missione della Chiesa, quella di portare le anime a Cristo e quindi alla salvezza!

Il prete pertanto non può e non deve ridursi ad essere uno che da servizi sociali alla comunità, spesso le organizzazioni civili già assolvono alle esigenze materiali di una comunità, e il sacerdote rischia di essere uno fra tanti. Il prete è chiamato ad offrire un "servizio" in più; a condurre le anime a conoscere amare e servire Dio per poi goderlo per l'eternità. Il sacerdote può anche usare i mezzi ludici e ricreativi che una parrocchia puo mettere a disposizione per giungere a questo scopo, ma se si riduce a guardare il mezzo rischia di dimenticare il fine del suo apostolato. 

La nostra preghiera per i sacerdoti è che siano prima di tutto santi, devoti, lontani dalle logiche mondane, dai lussi, dall'apprezzamento del mondo, ma capaci di vivere il sacrificio nella propria vita, di offrirsi insieme alla vittima e al sommo sacerdote che è Cristo. Il sacerdote, così come la liturgia di ordinazione dice, deve essere capace di imitare ciò che celebra, e di confermare la propria vita a quella del Cristo, ecco perché è importante che la liturgia sia espressione profonda del sacrificio della croce, solo la croce conduce alla santità perché è da lì che scaturisce il sangue che santifica e vivifica le anime. Nella liturgia moderna tutto questo non avviene, o quantomeno è messo in ombra da un protagonismo e da un clima gioviale che nulla ha a che fare con la croce di Cristo. Maria non  ballava e non cantava canzonette mentre si operava la crocifissione e la morte del figlio!

Conservare la liturgia tradizionale significa dare vita alla Chiesa attraverso l'autore della vita stessa che offre il suo sangue come linfa vitale. Eliminare o mettere in ombra l'aspetto sacrificale della S. Messa cosi come avviene nel "novus ordo" non permette nemmeno di comprendere il carattere pasquale, che come detto prima è presente anch'esso nella celebrazione. Del resto bisogna riflettere sul fatto che ciò che ha operato la nostra salvezza non è la Pasqua ma il sacrificio; la Pasqua è l'elemento che permette a noi di avere la fede, ma non la redenzione che è appunto realizzata con l'offerta della vittima. 

La concezione della nuova liturgia postconciliare riflette la paura dell'uomo di oggi di guardare in faccia la sofferenza in tutte le sue forme, e di conseguenza la nuova Messa non deve far trasparire nulla che possa ricondurre alla passione. Ma questa mutilazione depaupera pericolosamente il mistero Pasquale, paradossalmente lo priva del fondamento naturale del gaudio soprannaturale. Anche le scritture ci ricordano in più passi come la gioia nasce dalla tribolazione, e Cristo stesso ci dice che chi vuole entrare nella gloria deve necessariamente caricarsi della croce, altrimenti la nostra gioia è vuota. Il gaudio cristiano si fonda e prende vita dalla liberazione dal peccato che è stato operato dal sacrificio. È quindi fondamentale celebrare il sacrificio per comprendere la Pasqua.

In tutto questo il sacerdote non è colui che "presiede", perché questa idea prettamente moderna porta in sé il concetto che anche qualcun altro può prendere il suo posto. Il sacerdote è colui che celebra, che offre a nome del popolo la vittima santa e immacolata, che presta sé stesso al Cristo affinché si ripresenti quel santo sacrificio. Ecco spiegato anche il motivo per il quale il sacerdote si riveste di altri indumenti per celebrare la S. Messa. Non c'è più il "don" di turno all'altare, ma Cristo stesso. I paramenti sacerdotali "velano" la persona del sacerdote per far spazio alla persona di Cristo, proprio per questo diciamo che il sacerdote sull'altare è "un'altro Cristo".

Il Triduo Pasquale non è solo una ricorrenza annuale, ma una celebrazione e riattualizzazione dei misteri più alti della nostra Fede, misteri che inglobano i misteri del sacerdozio e dell'eucaristia, fondendoli in un connubio di soprannaturalità che unisce in maniera mistica il cielo e la terra, l'eternità e il presente. 

don Bastiano Del Grillo


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venerdì 11 aprile 2025

Una Chiesa in braghe di tela

La recente apparizione di papa Francesco nella Basilica vaticana non è certo passata inosservata, mai nella storia, almeno da quando esistono le immagini fotografiche e le registrazioni video, si era visto un papa presentarsi in "borghese" al cospetto dei fedeli. Un pudore questo che nasce dal profondo rispetto che si deve avere per la figura del papato e del pontefice che ricopre questo compito. Lo sappiamo che Francesco non è legato a queste cose, e la recente visita ai lavori di restauro della basilica non solo ne è la dimostrazione, ma è stata per lui anche l'occasione da non perdere per continuare quest'opera di demolizione e liquidazione del papato e in generale della Chiesa Cattolica.

Quello che in molti non capiscono è che dietro a tutto questo c'è un idea bene pensata per ridurre la figura del pontefice a quella di un uomo di pari dignità a quella di tutti gli altri, cosa che teologicamente è profondamente falso. Il papa infatti non è un uomo malato come gli altri, nemmeno la Regina Elisabetta II si è mai fatta ritrarre in vestaglia con i calzettoni o con uno scialle sulle spalle. C'è una dignità che nasce dal ruolo che si ricopre. Ricordiamo infatti ai più distratti che il papa oltre a tanti altri titoli e incarichi, è il vicario di Cristo, capo supremo della chiesa universale e un capo di stato. Non può e non deve sminuire ciò che è, la malattia che vive non è un buon motivo per mostrarsi in "braghe di tela". Questo gesto assume un significato ben preciso e molto pericoloso per la coscienza dei fedeli. Questo papa negli ultimi anni non ha fatto altro che demolire a suon di dinamite tutto quello che i suoi predecessori hanno faticosamente costruito. Il papa rappresenta una istituzione soprannaturale e assume un compito che è il più alto compito che un uomo può assumere, e non può mostrarsi al pari dello zio Peppino ricoverato nella casa per anziani "Villa Serena".

Parliamoci con franchezza, nessuno vuole che papa Francesco si presenti con camauro e cappa, ma non sarebbe stato per nulla complicato indossare una veste talare e un plaid bianco, invece di presentarsi in calzoni neri, ciabatte e un orribile poncho a righe! Lo zio Peppino di "villa Serena" nelle stesse condizioni di salute si sarebbe certamente vestito con molta più dignità, ma zio Peppino non è né papa, né capo di stato, né vicario di Cristo!

Ma osservado il contesto della Chiesa di oggi verrebbe da dire che in realtà questo gesto da parte del papa non sia così strano. Da quando si è chiuso il concilio siamo abituati a vedere sacerdoti, religiosi e vescovi, sempre meno "identificabili", molto lontani da quell'immagine classica del sacerdote in talare. La cosa assume ancora più gravità quando vediamo la dignità sacerdotale completamente calpestata da coloro che celebrano messa in tuta da ciclista piuttosto che in costume da bagno su di un materassino in mezzo al mare. Anche i vescovi purtroppo non si risparmiano in questa demolizione dignitaria dell'ontologia dell'ordine sacro. Qualche anno fa il noto blog messainlatino.it pubblicò una fotografia di mons. Nicolò Anselmi che giocava a calcio a petto nudo mostrando tralaltro un fisico tutt'altro che atletico. Appare ovvio che in questo scenario, un vescovo che vada in giro con la croce pettorale nel taschino sembra del tutto innocente, e in questo panorama di secolarizzazione completa dei ministri sacri vedere il papa in pantaloni ciabatte e poncho non sembra sia qualcosa di cui indignarsi.

Tutto questo mostra come la Chiesa sia coerente con il pensiero modernista e neo protestante post-conciliare. Di fatto siamo sempre più davanti ad una protestantizzazione della Chiesa, che vuole preti, vescovi e il papa stesso, sempre meno "ministri sacri" e sempre più uomini del mondo o utilizzando le parole di papa Francesco, sempre meno "clericali". Papa Francesco infatti vuole eliminare quell'aurea sacra dei ministri di Dio che nasce dall'essere stesso della natura sacerdotale di cui lui stesso è investito, è come se volessimo coprire una statua d'oro con degli stracci vecchi, la statua continuerà ad essere d'oro anche con quella robaccia posta sopra.

Non sarà certo papa Francesco a cambiare l'essere delle cose, ma di certo è riuscito a demolire quella comune venerazione verso il vicario di Cristo frutto dell'essenza stessa del compito affidatogli da Cristo stesso. Qualcuno potrebbe obiettare che in molti ammirano e venerano papa Francesco, è vero però che questa ammirazione in fondo è strettamente collegata non alla sua autorità e alla sua autorevolezza ma alla volontà di apparire per quello che non è ovvero un uomo uguale agl'altri.

Quindi cari figli miei, non pensate che il gesto di papa Francesco sia un gesto innocuo, cadreste in una trappola demoniaca, pensate piuttosto che questo gesto è un mezzo per portare il mondo a credere che il papa non è un uomo di Dio, e che non è tanto diverso da un qualsiasi leader politico, e questo purtroppo non è altro che il pensiero di tanti, e gesti del genere hanno solo lo scopo di confermarlo in maniera meno esplicita ma di certo più efficace!

don Bastiano Del Grillo 


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